Bortolini Daniela

Daniela Bortolini

Daniela Bortolini nasce a Mirandola il 12 dicembre 1955.
Si diploma nel 1977 all’Istituto d’Arte A Venturi di Modena.
Allieva di Marino Quartieri, si specializza nelle tecniche della ceramica e della scultura. Dal 1977 al 1984 lavora come fotografa. Nel 1979 esegue su commissione il busto dell’Emiro di Sharja degli Emirati Arabi Uniti, Sultan Al Quasimi. Ha collaborato e collabora con grandi aziende, enti pubblici, per il design e l’esecuzione di oggetti esclusivi.
Nel 1994 comincia a dipingere con oli, acrilici e alchidici, acquerelli, dai colori soffici dalle tinte tenui, legando elementi plastici e cromatici in una sintesi di costante qualità artistica. Nel 1998 viene innaugurata la cappella del centro don Bosco di San Felice Sul Panaro, arredata interamente con sculture in cotto semire.
Del 1999 sono l’altare e l’ambone nella chiesa di Collegara a S.Damaso di Modena.

Partecipa ad ArtVerona nel 2012, v.Art Project Expò Piemonte 2012, Arte Pordenone 2012, Biennale d’arte di Scandiano 2013, ArtVerona 2013. Espone stabilmente presso la Galleria132.

Vive e lavora a San Felice sul Panaro in via Granarolo 130.
Tel. 0535 83766.
bortolini.daniela@gmail.com

Dischi magici di cangianti alchimie raku

Dischi magici di cangianti alchimie raku La celebre Tavola Smeraldina di Ermete Trismegisto, fondamento della filosofia ermetica, pare perfetta per illustrare il senso e la formazione delle sculture raku di Daniela Bortolini, opere che possiedono un’intima sonorità primordiale, l’evocazione di un’antichità mitica, senza tempo, eterna come l’acqua; sono intrise di una vitalità proteiforme e misteriosa. Scaturiscono dal sortilegio del calore che fissa – quasi un gioco di parole – il colore degli ossidi metallici, in un procedimento raffinato dove si fondono tutti gli elementi: terra, aria, fuoco e acqua. E’ la metafora della creazione. Laddove la terra, l’opaca argilla è stata fecondata di luce, fioriscono i sogni dell’arte più pura.

Manuela Bartolotti
Critico d’arte

LA MATERIA HA TROVATO UN’ ANIMA

Dotata di una capacità tecnica eccezionale, è da considerarsi – per studi, forza e gusto – prevalentemente una scultrice che lavora con impegno e convinzione, avendo talento ed una buona preparazione professionale.
E’ un’abile artista, dotata di grande inventiva, particolare sicurezza ed ottima capacità per realizzare, a gran fuoco, straordinarie composizioni ceramiche, sprigionanti una luminosa scorrevolezza di ritmi curvilinei, nei quali emergono inflessioni di pregevole gusto per gli effetti pittorici ottenuti con brillantezza di colori.

Giuseppe Amadei

La tecnica raku nelle sculture di Daniela Bortolini

-Gioire il giorno, vivere in armonia con le cose e con gli uomini- questo è il significato della parola, -raku-. Questa tecnica fu ideata per caso da Chojiro, ceramista giapponese del XVI secolo, per la creazione di oggetti in uso, per la cerimonia del the. La tecnica fu poi divulgata in occidente da Bernard Leach, e da molti ceramisti americani che la diffusero anche in Europa. Il suo procedimento assume un carattere “rituale”, per la successione delle operazioni, e per l’uso “alchemico” degli elementi vitali: la Terra l’Acqua l’Aria il Fuoco, amalgamati da un Quinto Elemento: l’Imprevedibile. Questi significati illustrano le opere originali di Daniela, arricchite dalla sua riflessione: – La vita è come un oggetto cotto a raku. Portato ad una temperatura di poco superiore ai 900°, l’uomo- creta al caldo nel crogiolo materno, viene scaraventato ancora incandescente in un contenitore pieno di segatura o foglie secche. Tra il fumo irrespirabile e le ustioni della vita, partorito dall’involucro nero, viene lavato con acqua gelata e scorticato con paglia d’acciaio. Sulla superficie così trattata, cominciano a rivelarsi riflessi metallici cangianti, d’oro, di rame, d’argento, che si sfumano, con gialli, turchese, blu, rossi, di unica e irripetibile bellezza. Spesso gli oggetti crepano, come gli uomini che non sopportano l’asprezza della verità e i sismi della vita. Leonard Coen, cantautore americano di radici ebraiche, in Anthem (Inno) da The Future, canta -There is a crack in everything- c’è una crepa in ogni cosa, – That’s how the light get in-, e così che la luce sia. Ogni avvenimento, ogni impedimento che sembra distruggere le nostre aspettative, in realtà dà una luce nuova ai fatti e la nostra anima sofferente, acquista colori e luci insospettate, di sorprendente purezza e bellezza. La sorpresa del raku che è gioia, dà luce alle crepe della vita, dalle quali può scaturire un diverso modo di accogliere i cocci della vita, ricomposti con amore nel grande puzzle cosmico.